La chiave è nel cervello, nel sistema di adattamento visuale
(ANSA) - SYDNEY, 16 febbraio 2018
Il mistero del dismorfismo corporeo, cioè la preoccupazione per difetti o imperfezioni percepiti nel proprio aspetto fisico ma non osservabili agli altri, pesa su chi soffre di disturbi alimentari come anoressia e bulimia, e sulle persone a loro vicine. La diffusione del disturbo è finora sottovalutata e poco studiata, ma una nuova ricerca australiana vi getta nuova luce. Lo studio della Macquarie University di Sydney aiuta a capire come persone già pericolosamente sottopeso possano guardarsi allo specchio e credere di essere grasse. La chiave starebbe nel sistema di adattamento visivo del cervello - sostiene l'autore, il docente di psicologia Ian Stephen, sul Journal of International Medical Research. La persona è continuamente esposta dai media a corpi idealizzati e magri, e ciò le fa pensare di essere grassa. Si crea così un'erronea percezione delle misure corporee, scrive Stephen. "Il legame è ben stabilito, ma non vi è stata finora una buona spiegazione sul perché tale collegamento esiste. Riteniamo che un potenziale meccanismo sia l'adattamento visuale". Esempi di adattamento visuale si trovano in tutto il sistema visivo, da come le persone percepiscono il colore, ai livelli di luce, a movimenti e dimensioni. È la causa della maggior parte delle illusioni ottiche, ricorda Stephen. Ad esempio se si fissa un pezzo di carta rossa e poi un muro bianco, il muro può sembrare verde. O se si entra in una stanza con una luce molto gialla, dopo un po' non la si nota più. La spiegazione è che il sistema visuale si adatta, o si calibra, secondo una nuova immagine che il cervello determina come 'normale', spiega lo studioso. Un fenomeno simile si verifica quando le persone sono esposte, e in specie fissate, a tipi corporei estremi. In particolare le persone con bassa soddisfazione del proprio fisico dedicano più attenzione a corpi più magri e tendono a sottovalutare le dimensioni di ciò che considerano 'normale'. Una minaccia all'immagine di sé comporta un danneggiamento all'autovalutazione positiva, con la necessità di adottare comportamenti di salvaguardia tendenti a ripristinare un'immagine che possa riuscire conforme agli standard e soddisfacente, sia nel confronto sociale, sia nell'assunzione delle valutazioni altrui su di sé. Il dismorfismo corporeo è inserito nella categoria dei disturbi ossessivo-compulsivi e disturbi correlati. Fra i criteri di diagnosi, il fatto che durante il decorso del disturbo, in risposta a preoccupazioni legate all'aspetto, l'individuo mette in atto comportamenti ripetitivi (guardarsi allo specchio; curarsi eccessivamente del proprio aspetto; stuzzicarsi la pelle, ricercare rassicurazioni) o azioni mentali (ad esempio, confrontare il proprio aspetto fisico con quello degli altri). La preoccupazione causa disagio clinicamente significativo e può compromettere il funzionamento in ambito sociale, lavorativo o in altre aree importanti. (ANSA)