Ci sono due macro tipologie di donazione: quella da cadavere e quella da vivente.
La donazione da cadavere è, ad oggi, maggiormente diffusa nel nostro paese. I donatori di organi sono persone di qualunque età che muoiono in ospedale nelle unità di rianimazione, a causa di una lesione irreversibile al cervello (emorragia, trauma cranico, aneurisma, ecc.) o di un prolungato arresto cardiaco, accertato tramite elettrocardiogramma per almeno 20 minuti, che abbiano prodotto la totale distruzione delle cellule cerebrali causando la morte del paziente per irreversibile e completa cessazione dell'attività cerebrale. Questa tipologia di donatori possono donare tutti gli organi (cuore, fegato, rene, ecc.) e alcuni tessuti (muscolo-scheletrici, vasi, cornee, ecc.).
La donazione da vivente, su cui la Rete nazionale trapianti sta lavorando molto negli ultimi anni, può avvenire solo per alcuni organi, come rene e fegato, e presuppone l’esistenza di un vincolo di familiarità (ad esempio: madre-figlio) o affettività (ad esempio: marito e moglie) tra donatore e ricevente. Il percorso che porta alla donazione e al trapianto è regolamentato da norme e linee-guida che tutelano il donatore, accertandone lo stato di salute psico-fisico, e verificano la gratuità del gesto. Inoltre, ci sono alcuni tessuti che possono essere donati da vivente, come la membrana amniotica, la cute e le ossa.
Le cellule che possono essere donate e utilizzate a scopo di trapianto sono le cellule staminali emopoietiche, capaci di generare globuli bianchi, globuli rossi e piastrine. Le cellule staminali sono in grado di autorinnovarsi (cioè di riprodurre cellule figlie uguali a se stesse) e di dare origine a tutte le cellule specializzate, che costituiscono i vari tessuti e organi. Sono presenti nel midollo osseo, nel sangue periferico e nel sangue del cordone ombelicale. Le cellule staminali emopoietiche possono essere donate solo da vivente.