Insieme ai migranti arrivano in Italia anche le malattie infettive?
Non dobbiamo temere l'importazione da parte dei migranti di malattie contagiose
Gli stranieri rappresentano, attualmente, solo l'8,3% della popolazione residente in Italia, meno di altri Paesi come Germania (10,5%) e Spagna (9,5%) (1). È, inoltre, studiato da tempo in letteratura il cosiddetto “effetto migrante sano”. Il significato è semplice: solo i soggetti più forti della comunità intraprendono il difficile percorso migratorio, praticando una sorta di auto-selezione nei Paesi di origine (2). È per questo che non si può parlare di emergenza di ritorno di malattie infettive.
Seppur provati dalle fatiche del viaggio, i migranti che arrivano sulle nostre coste sono soggetti prevalentemente giovani e in buono stato di salute; essi, tuttavia, a causa della povertà, dell'irregolarità e del difficoltoso accesso ai servizi, possono sviluppare nel Paese ospitante malattie legate alla scarsa igiene e al sovraffollamento, come morbillo, influenza, scabbia, difterite, pertosse e tubercolosi (3), non rappresentando quindi una popolazione portatrice di malattie, quanto piuttosto una popolazione che può ammalarsi qui perché poco tutelata e protetta (4).
1. Dossier Statistico Immigrazione (IDOS) 2017
2. Kennedy Steven & McDonald James Ted & Biddle Nicholas, 2006. The Healthy Immigrant Effect and Immigrant Selection: Evidence from Four Countries. Social and Economic Dimensions of an Aging Population Research Papers 164, McMaster University
3. EpiCentro (ISS). Migranti e salute
4. Affronti Mario. Il bisogno di salute e di prevenzione nel soggetto immigrato. Flussi migratorie patologie. International Journal of Public Health. 2011; 8(3), Suppl. 3