Introduzione
Ogni essere umano, nella sua unicità, compie un percorso che va dall’infanzia alla vecchiaia. L’invecchiamento rappresenta quindi una tappa di un processo biologico universale e ogni individuo con il passare degli anni è esposto a un progressivo rallentamento delle funzioni fisiologiche. Analogamente, anche il cervello è soggetto a cambiamenti che riguardano le funzioni cognitive (attività mentali, capacità di ragionamento, memoria), comportamentali ed emotive.
Per decadimento cognitivo e mentale si intende il deterioramento delle capacità intellettive, tale da interferire con le attività quotidiane.
Sintomi e diagnosi
Esiste un decadimento cognitivo lieve, che deriva da una minima compromissione dell’attività del cervello, che riguarda la memoria ed è legato al normale invecchiamento; si manifesta con piccole dimenticanze che possono creare qualche difficoltà individuale ma che non compromettono le attività abituali della vita quotidiana. Recentemente, è stato osservato come una quota rilevante di persone che hanno questo disturbo possa tornare a un profilo cognitivo normale. È molto importante, quindi, valutare bene le persone con un decadimento cognitivo lieve, poiché tale condizione può anche risolversi spontaneamente. Etichettarle con una “diagnosi incerta”, invece, potrebbe generare ansia e stress, oltre che sottoporre la persona ad accertamenti non necessari.
Talvolta, tuttavia, il declino cognitivo può perdurare e progredire in disturbi più gravi e invalidanti per cui la persona manifesta una sempre maggiore difficoltà di concentrazione, facile distraibilità, difficoltà di pianificazione, stati confusionali e sensazione di smarrimento in contesti sociali allargati o sconosciuti, oltre ad avere difficoltà nel linguaggio sia scritto che parlato. Le modalità e i tempi attraverso i quali la persona manifesta un deterioramento delle funzioni cerebrali cognitive (cioè dei processi implicati nella conoscenza come percezione, immaginazione, memoria e tutte le forme di ragionamento) possono variare notevolmente da individuo a individuo.
Cause
A livello mondiale si assiste al progressivo invecchiamento della popolazione cui si accompagna un aumento delle malattie presenti contemporaneamente nello stesso individuo (comorbidità). Un numero crescente di persone va incontro a disturbi cognitivi che determinano un progressivo indebolimento delle funzioni cerebrali fino alla comparsa di gravi forme di demenza.
Gli studi scientifici dimostrano che esiste una stretta dipendenza tra alterazioni strutturali e alterazioni funzionali del cervello, anche durante l’invecchiamento. Ciò si traduce in un cambiamento naturale, fisiologico, nel corso del quale la personalità non subisce cambiamenti anche se si osserva una riduzione di alcune funzioni cerebrali, quali la percezione, l’attenzione, la memoria, oltre a un rallentamento nell’elaborazione delle informazioni e nella produzione di risposte. Rimangono tuttavia stabili le abilità del linguaggio e del ragionamento, e la capacità di vedere lo spazio (le abilità visuo-spaziali).
Ultimamente è stato introdotto il concetto di “anziano fragile”, una condizione che è caratterizzata dalla diminuzione della forza fisica, della resistenza e delle funzioni fisiologiche - limitazioni che aumentano la vulnerabilità dell’individuo - e che oggi è considerata come un indicatore dell’invecchiamento biologico.
Esiste, tuttavia, anche un cambiamento che accompagna l’invecchiamento ed è caratterizzato da un progressivo e graduale indebolimento di alcune funzioni mentali che comportano l’incapacità di apprendere nuove informazioni e di mantenerle nella memoria. Tali alterazioni, talvolta, possono essere contrastate o agevolate anche dal contesto ambientale che le circonda e con cui interagisce la persona anziana.
Prevenzione
Numerosi studi rilevano come la rapidità del declino cognitivo sia largamente determinata da fattori esterni, legati agli stili di vita, che ne possono accelerare o rallentare la progressione. Si è cercato di individuare quali fattori di rischio, oltre alla predisposizione genetica, fossero in grado di modificare la comparsa della demenza. Gli studi condotti in alcune aree geografiche del Nord Europa hanno mostrato come l’adozione da parte della popolazione di alcuni stili di vita virtuosi (vedi sotto) abbia permesso di prevenire il declino cognitivo. Oggi, si è concordi nel ritenere che le persone possano attivamente ridurre il rischio di declino cognitivo e di demenza adottando uno stile di vita salutare.
Le linee guida pubblicate nel 2019 dall'Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) consigliano di svolgere attività fisica regolare per il mantenimento di una buona performance cognitiva (l’insieme dei processi e delle attività mentali) nelle persone più anziane. Pertanto, l’OMS suggerisce agli adulti con più di 65 anni di svolgere attività fisica aerobica di intensità moderata (per esempio, camminare, ballare, andare in bicicletta) almeno due ore e mezza a settimana, oppure attività fisica aerobica ad alta intensità (per esempio, nuoto, tennis, camminata in montagna) almeno 75 minuti a settimana. Altri suggerimenti contenuti nel documento dell’OMS riguardano l’astensione dal fumo, l’evitare il consumo di alcol, il controllo del peso, l’adozione di una dieta salutare, il controllo della pressione del sangue, dei livelli del colesterolo e della glicemia.
Molti studi evidenziano come tra gli anziani in Europa e negli Stati Uniti la presenza di disabilità visive e uditive sia associata a una minore funzione cognitiva.
È importante inoltre sottolineare come fattori non strettamente legati alla salute, quali l’isolamento sociale, l’assenza di stimoli che tengano viva l’attività del cervello e il basso livello di scolarità possano essere implicati nella comparsa della demenza e, più in generale, nel decadimento dei processi mentali.
È necessario quindi promuovere nella popolazione stili di vita salutari in quanto è stato stimato che, per chi vi si attiene, questo possa tradursi in un effetto tangibile in termini di prevenzione delle malattie del sistema nervoso.
Bibliografia
National Institute on Aging (NIH). Alzheimer's Disease & Related Dementias (Inglese)
Mayo Clinic. Mild cognitive impairment (MCI) (Inglese)
Qiu C, Fratiglioni L. Aging without Dementia is Achievable: Current Evidence from Epidemiological Research. Journal of Alzheimer's Disease. 2018; 62(3):933-942
Cesari M et al. Frailty: An Emerging Public Health Priority [Sintesi]. Journal of the American Medical Directors Association. 2016; 17(3):188-192
World Health Organization (WHO). Risk reduction of cognitive decline and dementia: WHO Guidelines. Geneva: World Health Organization; 2019
Norton S et al. Potential for primary prevention of Alzheimer's disease: an analysis of population-based data [Sintesi]. The Lancet Neurology. 2014; 13(8):788-794
Prossimo aggiornamento: 16 Ottobre 2022