Introduzione

Empatia

L'empatia è definita nel linguaggio comune come la capacità di mettersi nei panni dell'altro. La scoperta dei neuroni specchio e il miglioramento delle tecniche radiologiche che indagano il funzionamento del cervello ha dato un grande impulso agli studi sull'empatia.

L'empatia è descritta nella cultura umana fin dai tempi antichi (Achille sente pietà per Priamo e restituisce il corpo di Ettore perché sia sepolto con gli onori che merita). Tuttavia, il termine empatia in greco antico indica una passione, una sofferenza interna.

L'idea che esistesse una tendenza “innata” a partecipare alle emozioni degli altri, a farsi contagiare dalle emozioni, si può far risalire a Charles Darwin (1872). Darwin, infatti, credeva che gli esseri umani avessero non solo un'abilità naturale per riconoscere le emozioni degli altri ma anche la tendenza a rispondere nel modo più adatto. Il contagio emotivo che per molti autori sta alla base dell'empatia è un comportamento che Darwin definiva fondamentale per l'evoluzione della specie poiché permetteva, sia al singolo individuo che al suo gruppo di appartenenza, di reagire in modo adeguato e rapido alle situazioni di pericolo. Darwin aveva la convinzione che la sopravvivenza del più adatto poggiasse sia sulla competizione individuale, sia sull'abilità di cooperazione, di simbiosi e di reciprocità. Il più adatto è, dunque, colui che è capace di creare rapporti di cooperazione con i propri simili.  

Il termine empatia, così come lo conosciamo oggi, non è sempre esistito. Nella storia del concetto di empatia, come ha sottolineato lo studioso Rossi Monti, si sono susseguite varie fasi: estetica, filosofica, psicoanalitica.

L’approccio contemporaneo di Serge Tisseron

Nel 2013 lo psicoanalista francese Serge Tisseron presenta un modello di empatia di base, comune a tutte le persone e composto da quattro strati che corrispondono alle quattro componenti dell'empatia:

  • empatia emotiva,  appare non appena il bambino riesce a distinguere tra sé e l'altro e, quindi, passa dalla simpatia all'empatia 
  • empatia cognitiva, compare intorno ai quattro anni e mezzo e consiste nella capacità di comprendere il punto di vista dell'altro facendo, però, un'adeguata distinzione tra la propria esistenza e quella dell'altro
  • empatia reciproca, momento in cui si inizia a essere consapevoli che anche gli altri possano pensare e sentire, immedesimarsi e provare le nostre stesse emozioni
  • empatia intersoggettiva, consiste nel riconoscere all'altro la possibilità di mettere in chiaro aspetti di noi, a noi stessi ignoti. Attraverso questo tipo di empatia si ha l'opportunità di riscoprire sé stessi attraverso l'altro, di scoprirsi diversi da come si credeva e di lasciarsi trasformare dall'esperienza dell'empatia

Attualmente, non esiste una definizione unica di empatia. Persino tra i neuroscienziati non c’è accordo, al punto che studiosi come de Vignemont e Singer hanno affermato che “…esistono tante forme di empatia per quanti affrontano l'argomento. Gli approcci e i metodi di misurazione che fanno riferimento alle singole componenti dell'empatia sono molteplici. La scoperta dei neuroni specchio ha determinato un forte incremento dell’interesse per il fenomeno dell’empatia nell’ambito delle neuroscienze”.

Neuroni specchio

Nel 1996 l'equipe del neuroscienziato Giacomo Rizzolatti rese pubblici i risultati delle proprie ricerche su un particolare tipo di neuroni, che battezzò con il nome di “neuroni specchio” proprio per mettere in risalto la loro particolarità̀ nel rispecchiare una specifica azione motoria nel cervello dell'osservatore.

Cosa sono i neuroni specchio? Quando si assiste a ciò che accade agli altri, non è solo la parte del cervello che sovrintende alla visione (cioè la corteccia visiva) ad attivarsi ma anche le aree del cervello associate alle nostre azioni. In pratica, è come se agissimo in modo simile alla persona che stiamo osservando. Esistono studi che confermano l'attivazione delle stesse aree emotive quando osserviamo una persona che prova emozioni.

Questo significa che l'empatia determina l'attivazione di diverse aree del cervello che agiscono in modo coordinato e complesso in modo da consentire a una persona di mettersi al posto dell'altra. Essere testimoni dell'azione, del dolore o dell'affetto di qualcun altro può attivare le stesse cellule nervose del cervello responsabili dell'esecuzione di tali azioni o di tali sentimenti. In altre parole, il cervello che osserva un'altra persona che sta vivendo una condizione emotiva risponde in modo abbastanza simile, anche se non è direttamente coinvolto. L'empatia, infatti, è composta da una componente affettiva e una cognitiva, ossia legata al ragionamento. L'empatia cognitiva consiste nella capacità di riconoscere le emozioni altrui come se fossero proprie. L'empatia affettiva viene direttamente percepita, pensata o causata da un altro essere. In questo caso, l'empatia porta a immedesimarsi mentalmente nella realtà altrui per comprendere al meglio punti di vista, pensieri ed emozioni, senza tuttavia essere offuscati dallo stato emotivo dell'altro. È importante anche distinguere l'empatia da comprensione, preoccupazione empatica e compassione. Tutti questi concetti hanno in comune il fatto che il cambiamento emotivo è indotto nell'osservatore dallo stato emotivo della persona che ha di fronte, che percepisce o immagina. Essi, tuttavia, non richiedono necessariamente il coinvolgimento di sentimenti condivisi, cosa che invece accade nella risposta empatica ove le emozioni coinvolte nell’immediatezza sono libere dal pregiudizio.

Nel corso degli ultimi anni, le teorie sul funzionamento delle cellule nervose del cervello che sono alla base dell'empatia sono state molteplici e, talvolta, in contrasto tra di loro. Rimane, quindi, in parte aperta la domanda su quale sia la risposta fisico-chimica che si trova alla base di un'esperienza empatica.

Conclusioni

Sebbene l'empatia possieda delle debolezze strutturali da gestire attraverso l'uso dell'intelligenza emotiva, essa resta sempre una capacità centrale nella valorizzazione dell'essere umano e una risorsa preziosa che permette l'accesso alla realtà̀ in una forma alternativa a quella predominante nel mondo moderno. L'empatia permette alla persona di aprirsi a una realtà̀ basata sul coinvolgimento emotivo e cognitivo nei confronti di esseri che soffrono e gioiscono, che sono portatori viventi di significati e di valori.

È l'empatia, e non la compassione derivante dal ragionamento, a essere iscritta come “istinto innato” degli esseri umani.

Bibliografia

Darwin C. The Expression of the Emotions in Man and Animals. John Murray London, 1872

de Vignemont F, Singer T. The empathic brain: how, when and why? Trends in Cognitive Sciences. 2006; 10(10): 435-441

Husserl E. Zur Phänomenologie der Intersubjektivität. In: Texte aus dem Nachlass Erster Teil: 1905-1920. (Husserliana: Edmund Husserl - Gesammelte Werke 13) den Haag: Martinus Nijhoff, 1973

Iacoboni M. I neuroni specchio: come capiamo ciò̀ che fanno gli altri. Bollati Boringhieri: Torino, 2008

Goleman D, Blum I, Lotti B. Intelligenza emotiva: che cos’è e perché può renderci felici. Rcs Mediagroup S.P.A.: Milano, 2016

Gnoli A, Rizzolatti G. In te mi specchio: per una scienza dell'empatia. Bur - Rizzoli: Milano, 2018

Greenson RR. Empathy and his vicissitudes [Sintesi]. The International Journal of Psychoanalisis. 1960; 41: 418-24

Kohut H. La guarigione del sé. Boringhieri: Torino, 1980

Rogers C. Un modo di essere. Martinelli: Firenze, 1983

Psychomedia Telematic Review. Rossi Monti M, Di Pellegrino G, Leoni F, et al. Empatia - Condividere il mondo. Seminari annuali di psicopatologia e filosofia. Urbino, Palazzo Ducale, 3 maggio 2008 

Schafer R. L’atteggiamento analitico. Feltrinelli: Milano, 1984

Prossimo aggiornamento: 22 Aprile 2026

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