Introduzione
Fare il bagno al mare, nuotare, giocare o fare sport nel tempo libero o in vacanza sono attività che hanno effetti positivi sul benessere di chi le pratica.
Indipendentemente dalla loro qualità, nelle acque possono essere presenti organismi acquatici affascinanti, eleganti e misteriosi, ma purtroppo dotati di apparati urticanti, come le meduse, che possono essere causa di effetti più o meno gravi sulla salute.
Le meduse sono organismi semplici, invertebrati, membri del phylum Cnidaria, che include creature bellissime e colorate come anemoni di mare, gorgonie e coralli; presentano un ciclo vitale in cui si alternano una forma libera nell'acqua (le meduse vere e proprie, planctoniche) e la forma che vive ancorata ai substrati come rocce o alghe (i cosiddetti polipi).
Le meduse hanno una forma a campana, da ‘polpo rovesciato’, che racchiude una cavità digestiva che funziona sia come stomaco che come intestino, intorno alla cui base partono dei tentacoli filiformi.
Sono composte da tre strati: uno esterno, chiamato epidermide; uno intermedio costituito da una sostanza densa, elastica e gelatinosa (mesoglea) composta per circa il 95% da acqua; uno strato interno, chiamato gastroderma.
Hanno un sistema nervoso elementare che permette loro di odorare, rilevare la luce e rispondere ad altri stimoli. Le parti del corpo di una medusa si irradiano da un asse centrale (simmetria radiale) che consente alle meduse di rilevare la presenza di cibo o rispondere al pericolo da qualsiasi direzione.
Da un punto di vista ecologico, le meduse sono importanti componenti della rete alimentare marina e costituiscono l'alimento di pesci erbivori nelle barriere coralline, di tartarughe marine e pesci di grandi dimensioni nelle acque libere (ambiente pelagico).
Negli ultimi 20-30 anni sono stati osservati anche nei nostri mari fenomeni di grande proliferazione delle meduse (fioriture) alternati a periodi di minori avvistamenti.
Anche se ogni anno, all'avvicinarsi dell'estate, compaiono articoli che indicano un aumento progressivo delle fioriture di meduse, non c’è un completo accordo sul fatto che le meduse stiano aumentando in modo crescente e continuo, né tanto meno una spiegazione condivisa sulle ragioni di tale ipotetico aumento. Sono stati considerati vari fattori, come l'innalzamento della temperatura del mare dovuto ai cambiamenti climatici, il fenomeno della pesca eccessiva che riduce in modo importante i predatori delle meduse, l'aumento di acidità dell'acqua a seguito dell'aumento di anidride carbonica nell'aria. Ma anche fenomeni fisici come la presenza di forti correnti sottomarine che convogliano le meduse e le portano in superficie, dove si concentrano e danno luogo a grandi fioriture, oppure la presenza di forti venti che contribuisce a raggruppare gli organismi.
Le meduse si spostano in genere verticalmente: dalla superficie possono scendere sul fondo anche per centinaia di metri e si fanno trasportare dalle correnti, di cui non riescono a contrastare il movimento.
Le meduse sono temute dai bagnanti perché il loro contatto provoca reazioni sulla pelle, ma non sono loro ad attaccare: in genere sono i bagnanti che si avvicinano eccessivamente all'animale e involontariamente lo urtano.
Si parla impropriamente di puntura di medusa: la medusa non punge, né morde, ma in risposta ad un potenziale pericolo i suoi tentacoli emettono una sostanza urticante per la pelle.
Infatti, sulla parte dei tentacoli più lontana dal corpo si trovano delle cellule di difesa altamente specializzate chiamate cnidociti all'interno delle quali si trovano dei “sacchetti” contenenti il liquido urticante (nematocisti), e piccole formazioni appuntite a spirale (spicole) mantenute sotto pressione e che funzionano come piccole frecce.
A seguito dell'urto fra un tentacolo e una persona, le nematocisti rimangono attaccate alla pelle e le spicole liberano le sostanze urticanti. Meduse con lunghi tentacoli (in alcune specie raggiungono i 10 metri di lunghezza!) possono avere milioni di nematocisti che successivamente al contatto possono rimanere sulla pelle della vittima, senza scaricare subito il veleno contenuto. Non toglierli può causare irritazioni anche a distanza di ore dal contatto.
Sintomi
Il liquido delle nematocisti contiene sostanze costituite da amminoacidi come tetramina, 5-idrossitriptamina, istamina e serotonina, e proteine sensibili al calore, che possono innescare processi allergici di diversa gravità.
Quando i tentacoli toccano la pelle si avverte una sensazione di forte bruciore e dolore; subito dopo il contatto la pelle si irrita e si formano dei segni come linee incrociate rosse e gonfie (eritema ed edema) con formazione di piccole vescicole.
Il bruciore non è associato a un'ustione, perché le manifestazioni sono il risultato dell'azione irritante delle tossine e comincia ad attenuarsi dopo 10-20 minuti, ma rimane una intensa sensazione di prurito.
In generale, comunque, la maggior parte degli effetti dovuti al contatto con le meduse presenti nei nostri mari si risolve in poche ore, con una semplice reazione della pelle e un po' di dolore.
La gravità degli effetti è molto variabile e dipende:
- dalla persona colpita, la gravità dell'evento può essere correlata all'età (bambini e persone anziane sono generalmente più sensibili), all'estensione dell'area del corpo interessata, alle condizioni di salute della persona e alle potenziali reazioni allergiche
- dalla estensione e dalla durata del contatto, se superiore al 50% della superficie del corpo l'intensità del dolore e del bruciore può essere tanto forte da richiedere l'intervento del medico
- dalla specie di medusa, a seconda delle specie gli effetti possono essere più o meno gravi perché la concentrazione e la composizione del liquido urticante variano tra le specie
Gli effetti che possono manifestarsi includono:
- reazioni locali, dolore, irritazione, dermatiti, che a lungo termine possono causare pigmentazione, cicatrici e ispessimenti della pelle
- allergie
- dolore persistente ed effetti agli organi interni, se le sostanze urticanti entrano nel circolo sanguigno (effetti sistemici). Anche se sono eventi rari nei nostri mari, possono comparire edema polmonare, visione offuscata, vomito, dolori muscolari e convulsioni
Nella maggior parte dei casi, i disturbi (sintomi) scompaiono nel giro di qualche ora e non c’è bisogno di assistenza medica.
Meduse tropicali
È importante sapere che nei mari tropicali, barriera corallina Australiana, Mar Rosso, alcune meduse tipiche (non presenti nel Mediterraneo) possono causare effetti anche molto gravi, con forti dolori, non necessariamente localizzati nel punto di contatto con la medusa, che iniziano circa una mezz'ora dopo essere stati colpiti.
Questa reazione può essere pericolosa e richiede un'assistenza medica immediata (pronto soccorso).
In rari casi si possono verificare delle reazioni allergiche, che richiedono un intervento specifico.
In queste zone, in seguito a contatti con meduse alcune persone sono morte per arresto cardiaco e respiratorio, insufficienza renale e anafilassi: benché questi siano eventi molto rari, è importante, comunque, ricordare che non tutte le meduse sono uguali, specialmente quando si viaggia e si fanno vacanze al mare in luoghi esotici.
Meduse urticanti nel Mar Mediterraneo
La maggior parte delle meduse presenti nel Mar Mediterraneo sono innocue o molto poco irritanti.
Di seguito sono riportate quelle urticanti:
- Pelagia noctiluca, così chiamata per la sua capacità di emettere luminescenza, è la specie più diffusa del Mediterraneo. È abbondante nel Tirreno e in Adriatico ed è tipica delle acque calde, ma può sopravvivere tranquillamente nei mari più temperati e freddi. È distribuita verticalmente per lo più tra 150 m di profondità e la superficie, ma durante il giorno può trovarsi anche più in fondo (fino a 1.400 m). È una piccola medusa pelagica generalmente rosa, marrone malva o marrone chiaro, con una campana fosforescente che misura da 3 a 12 cm di diametro negli adulti. In questa specie le nematocisti sono diffuse oltre che sui tentacoli anche sulla tutta la superficie, perciò può provocare irritazione anche attraverso il contatto con la campana, anche una volta spiaggiata. È molto urticante ma gli effetti sono generalmente limitati alla superficie della pelle e causano solo eritema, edema e vescicole, con dolore locale che può persiste per 1-2 settimane; le complicazioni ad organi interni (sistemiche) sono rare, mentre possono verificarsi casi di allergia anche severa con broncospasmo, prurito e infiammazione. Nel punto di contatto possono rimanere cicatrici o macchie (iper-pigmentazione della pelle) anche per alcuni anni
- Caravella portoghese (Physalia physalis), tipica dell’Oceano Atlantico, si trova ormai sempre più spesso anche nel Mediterraneo (ad esempio al largo di Sicilia, Calabria e Sardegna) ed è la specie più pericolosa. Si trova sempre in superficie perché in realtà è non è una vera e propria medusa, ma una colonia di polipi attaccati ad una camera piena d’aria galleggiante. In presenza di questa medusa si dovrebbe sempre uscire dall’acqua! Il contatto con P. physalis di solito causa dolore intenso e una irritazione cutanea, con rossore e piaghe nell'area della pelle venuta a contatto con i tentacoli dei polipi. Il dolore di solito diminuisce o si ferma dopo 1-2 ore e le piaghe possono svanire dopo alcuni giorni. Raramente si osservano effetti sistemici con dolore addominale, nausea, vomito e spasmi. È importante segnalare che anche una volta spiaggiate, dopo diversi giorni di disidratazione al sole, i polipi sono ancora in grado di causare effetti sulla pelle a seguito di contatto
- Chrysaora hysoscella, specie molto irritante, è frequente nel periodo primaverile ma raramente dà luogo a estese fioriture. L’ombrella può raggiungere i 30 cm di diametro
- le cubomeduse, così chiamate per la loro forma fisica, sono particolarmente pericolose. Delle circa 50 specie di cubomeduse, chiamate anche vespe marine, solo poche hanno un veleno che può essere letale per gli esseri umani, e quelle non si trovano nel Mediterraneo. L’unica specie mediterranea (Carybdea marsupialis) ha un’ombrella con un diametro massimo di 5 cm, è comunque molto irritante e frequente in estate e in autunno. Durante il giorno nuota lungo i fondali dei porti e quelli sabbiosi, e risale in superficie di notte per nutrirsi
- Olindias phosphorica, è un’altra piccola (l’ombrella arriva a un massimo di 8 cm) e trasparente medusa, orticante ma non molto diffusa, che si incontra in estate e autunno. Sale velocemente in superficie e poi scende lentamente verso il fondo, per catturare il plankton di cui si ciba
Cosa fare in caso di contatto
Il trattamento dei disturbi conseguenti al contatto con una medusa punta generalmente alla riduzione del dolore, eliminando i nematocisti rimasti sulla pelle, con un trattamento locale delle zone della pelle interessate. Si suggerisce di:
- rimanere calmi, respirando normalmente; se ad avere urtato una medusa è un bambino è bene tranquillizzarlo. Se si è vicini alla riva uscire dall'acqua, altrimenti richiamare l'attenzione per farsi aiutare
- controllare, una volta fuori dall'acqua, che non siano rimaste attaccate parti della medusa (nematocisti), rimuoverle possibilmente senza toccarle, ad esempio con una spatola, un coltello (non dalla parte della lama) o una tessera di plastica rigida (tipo carta di credito) raschiando la cute per rimuovere accuratamente il più possibile
- sciacquare la parte interessata con acqua di mare, non usare l'acqua dolce perché causerebbe la rottura delle nematocisti ancora intatte e il rilascio di altro liquido urticante
- dopo aver eliminato i residui di medusa e sciacquato la parte, fare impacchi freddi, che hanno un effetto analgesico evitando però che il ghiaccio, costituito da acqua dolce, entri in contatto con la pelle
- applicare un gel astringente al cloruro di alluminio, che serve a lenire il prurito e a bloccare la diffusione delle tossine. Si trova in farmacia ed è utilizzato anche per lenire il prurito da punture di zanzara
- coprire la parte colpita e non esporla al sole, perché essendo sensibile alla luce del sole tende a scurirsi provocando delle macchie/cicatrici antiestetiche
Se subentrano complicazioni come arrossamento e/o gonfiore diffuso della pelle, difficoltà respiratorie, sudorazione, pallore, mal di testa, nausee, vomito, vertigini, confusione, andare al pronto soccorso o chiamare il 118, spiegando cosa è successo.
Se si ha modo di riconoscere la medusa con cui si è entrati in contatto, è meglio seguire le seguenti indicazioni specifiche:
- Physalia physalis, Caravella portoghese, fare impacchi di acqua calda (40-45°C) per 10-20 minuti
- Charibdea marsupialis, la cubomedusa, si può utilizzare un po’ di aceto per neutralizzare eventuali frammenti di tentacoli rimasti sul corpo, prima di sciacquare con acqua di mare; fare impacchi di acqua calda (40-45°C) per 10-20 minuti
- Olindias phosphorica, si può utilizzare un po’ di aceto per neutralizzare le eventuali cellule della medusa rimaste sul corpo, prima di sciacquare con acqua di mare; procedere con impacchi di acqua fredda
Cosa NON fare in caso di contatto
- non grattarsi, prima di aver rimosso le nematocisti, che potrebbero rompersi, peggiorando la situazione
- non toccare le nematocisti (le parti di tentacoli rimasti sulla pelle) con le mani, per evitare di trasferire parte del liquido urticante a zone particolarmente sensibili come occhi e mucose
- non sciacquare la parte interessata con acqua dolce, causerebbe la rottura delle nematocisti ancora intatte e il rilascio di altro liquido urticante
- non strofinare la zona colpita con sabbia o una pietra calda, anche se le tossine sono inattivate dal calore, la temperatura necessaria a farlo è di oltre 50°C
- non usare rimedi come ammoniaca o urina (contenente ammoniaca) alcol o aceto (a meno che non si conosca la specie con cui si è entrati in contatto) perché non hanno alcuna azione sul liquido urticante delle meduse e potrebbero ulteriormente irritare la parte colpita (leggi la Bufala)
- non esporre al sole la parte colpita per qualche giorno, o utilizzare creme a protezione solare totale, per evitare la formazione di macchie
Le creme antistaminiche o a basso contenuto di cortisone sono poco utili nell'immediato (hanno effetto dopo circa 30 minuti, quando in condizioni normali, i disturbi sono già spariti).
Prevenzione
La prevenzione e la corretta gestione delle attività di balneazione hanno un ruolo importante nel ridurre al minimo il contatto con le meduse.
- informarsi sulle caratteristiche delle meduse tipiche della zona, in caso di viaggi in posti esotici, ricordandosi che le meduse non sono tutte uguali: ciò che è valido sulle nostre coste non lo è necessariamente in aree diverse
- fare attenzione alla presenza di cartelli e segnali di avvertimento posizionati sulla spiaggia, e seguire le istruzioni
- evitare di giocare o fare il bagno in mare durante il periodo in cui le meduse ne invadono le acque
- evitare anche di toccare le meduse spiaggiate, anche se con l'esposizione al sole si disidratano (più del 95% sono costituite da acqua), il liquido urticante spesso rimane
- in caso di immersioni, indossare una tuta in lycra, o equivalente, in grado di coprire tutto il corpo per proteggersi
- se si utilizzano delle reti protettive per l’area di balneazione, dovrebbero essere di dimensioni sufficienti a fornire protezione contro i tentacoli di piccole meduse
L'applicazione di una crema solare resistente all'acqua, contenente ossido di zinco (sostanza che imita il rivestimento mucoso usato dai pesci pagliaccio per inibire le punture dei tentacoli degli anemoni di mare) può essere utile per i nuotatori, poiché è stato dimostrato che riduce significativamente il contatto e la gravità dei disturbi (sintomi).
Bibliografia
Ministero della Salute. Portale Acque. Organismi acquatici pericolosi
Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale (ISPRA). Progetto "Mare E….state in salute - Meduse nel Mar Mediterraneo"
Enciclopedia Treccani. Medusa
Link approfondimento
Guida all'identificazione delle meduse e di altri organismi gelatinosi del Mediterraneo
Marevivo. Meduse
National Oceanic and Atmospheric Administration (NOAA). What are jellyfish made of? (Inglese)
healthdirect. Jellyfish stings (Inglese)
Wikimedia commons. Physalia physalis, Tayrona national park, Colombia (Immagine)
Wikimedia commons. Box jelly (1835799206) (Immagine)
Prossimo aggiornamento: 03 Gennaio 2024