Introduzione

Traffico di organi

Per traffico di organi, secondo quanto stabilito al vertice di Istanbul nel maggio del 2008, si intende: “il reclutamento, il trasporto, il trasferimento, l’occultamento o la ricezione di persone viventi o decedute o dei loro organi attraverso la minaccia, l’uso della forza o di altre forme di coercizione oppure mediante il rapimento, la frode, l’inganno, l’abuso di potere o lo sfruttamento di una posizione di vulnerabilità’.

In sintesi, quando si parla di questo tipo di frode si intendono due tipi di casi:

  • il prelievo degli organi di una persona che accetta di privarsene dietro pagamento di denaro
  • la commissione di una gravissima lesione o omicidio al solo fine di prelevare dalla vittima gli organi e i tessuti

In questi casi, il tipo di crimine consiste nella compravendita di un organo per assicurarsi un vantaggio materiale.

Alla base del traffico di organi, considerato tra le 12 attività illecite più redditizie, è la lunghezza delle liste di attesa per avere un trapianto e l’urgenza che molti pazienti ne hanno a causa di malattie terminali. Gli organi più richiesti per questo tipo di operazioni illegali sono, infatti, il rene, il fegato e il pancreas. Nonostante le liste di attesa tengano conto dei due criteri, temporale e di urgenza, spesso la disponibilità di organi non riesce a soddisfare le richieste.
Ciò favorisce, anche per colpa di alcuni Stati compiacenti e di una legislazione in materia ancora non ben definita, la diffusione del fenomeno criminale del traffico di organi presente soprattutto in aree extraeuropee che va combattuto con un impegno congiunto da parte di tutti gli Stati.

L’Italia

La rete trapianti italiana è totalmente estranea a questo tipo di crimine in quanto tutte le fasi del percorso, dal donatore al ricevente, dalle sale rianimazione ai centri trapianto, sono circoscritte e tracciate. Nessun organo con provenienza ignota può entrare nella rete trapiantologica italiana o godere, dopo l’intervento, dei servizi sanitari nazionali per eseguire i controlli nel tempo. Sono, infatti, effettuate verifiche estremamente accurate e dettagliate anche sulle liste di attesa per l'eventuale individuazione di malati usciti dalle liste per motivi diversi dal trapianto.

L’obiettivo è quello di cercare di individuare l’eventuale esistenza di un fenomeno di turismo trapiantologico italiano verso l'estero. Sino ad oggi, a conferma della totale estraneità della rete italiana da traffici di organi, non sono emersi casi di questo tipo. I casi analizzati di persone uscite dalla lista d’attesa erano, infatti, relativi a malati ritornati in dialisi o a persone che avevano deciso di rifiutare il trapianto per motivazioni psicologiche o personali.

La situazione internazionale

Sebbene da un punto di vista di responsabilità penale il traffico di organi dovrebbe essere considerato un crimine transnazionale, poiché trafficanti e intermediari sfruttano le differenze tra i vari sistemi giuridici per concludere i loro affari, l’assenza di una definizione del crimine concordata a livello internazionale ostacola gli sforzi per combatterlo. Il traffico di organi è classificato dall’ONU all'interno del Protocollo sulla prevenzione, soppressione e persecuzione del traffico di esseri umani.

Nella maggior parte dei casi i trapianti illegali tendono a essere camuffati come donazioni altruistiche poiché gli organi illecitamente acquistati sono trasformati in organi legittimi grazie all'integrazione nelle istituzioni sanitarie tradizionali (rimborsi assicurativi) e nei servizi sanitari nazionali che seguono il malato dopo l’intervento, rendendo questi trapianti dei crimini invisibili.

Inoltre, spesso questi crimini non vengono denunciati per la paura o l’imbarazzo delle vittime o, più semplicemente, per il timore di essere coinvolti nei procedimenti giudiziari che ne scaturiscono.

Nel corso dell’ultimo ventennio le più importanti istituzioni mondiali, tra le quali le Nazioni Unite, il Consiglio d’Europa, l’Organizzazione Mondiale della Sanità e l’Unione Europea, si sono adoperate introducendo una serie di misure tese a scoraggiare il traffico di organi.

Il protocollo aggiuntivo alla Convenzione di Oviedo (1997) sui diritti umani e la biomedicina, che è stato sottoscritto a Strasburgo nel 2001 e riguarda il trapianto di organi e tessuti di origine umana, è stato il primo passo intrapreso per proteggere la dignità dell’essere umano davanti a questo tipo di sfruttamento.

Negli articoli 21 e 22 è espresso il “Divieto di profitto”, ovvero di trasformare in fonte di denaro o di vantaggio personale parti del corpo umano, e il “Divieto di traffico di organi o tessuti”.

La posizione ufficiale della comunità dei trapianti e delle società scientifiche è stata espressa alcuni anni dopo nella Dichiarazione di Istanbul del 2008 che stabilisce una serie di linee guida per la condotta professionale e per le politiche dei governi contro il traffico di organi e il turismo trapiantologico (Steering Committee of the Istanbul Summit. Organ trafficking and transplant tourism and commercialism: the Declaration of Istanbul. Lancet 372(9632), 2008).

Ciò ha aperto la strada al primo trattato internazionale per la prevenzione e la lotta al fenomeno che è stato firmato nel 2015 a Santiago di Compostela dall’Italia e da altri 13 paesi del Consiglio d’Europa (Convenzione del Consiglio d'Europa contro il traffico di organi umani, nonché norme di adeguamento dell'ordinamento interno A.C. 3918).

Si tratta di una presa di posizione di tipo etico che, tuttavia, impegnerà gli Stati che l’hanno firmata a trasformare in reati le attività di prelievo, trapianto, trasporto, importazione, esportazione, preservazione di organi, oltre a quelle di istigazione e reclutamento di persone al fine di donare o ricevere un organo, che saranno equiparate a corruzione, concussione e favoreggiamento.

Non appena questi propositi diventeranno realtà sarà possibile raggiungere una serie di obiettivi:

  • contribuire a fermare quei Paesi in cui è ancora presente una legislazione che non vieta il traffico di organi
  • permettere di tutelare al meglio i malati che dovessero cadere nella trappola dei trafficanti d’organi
  • dare ai legislatori strumenti sempre più adatti per fronteggiare questo fenomeno criminale
  • punire i medici che partecipano a questo crimine con pene severissime di tipo detentivo e pecuniario

Considerato l’immenso sforzo necessario per rendere possibili i trapianti, miracoli della medicina moderna che, oltre ad aver salvato e migliorato le condizioni di vita di migliaia di persone sono stati anche esempio dei valori sui quali si costruisce ogni comunità, non si può rimanere inermi di fronte a speculatori e mercanti di organi che, facendo leva sulle differenze sociali, macchiano con i loro traffici questo presidio di umanità e solidarietà.

Prossimo aggiornamento: 05 Febbraio 2022

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