Introduzione
Il cancro della prostata è il tumore maschile più diffuso in Italia e nei paesi industrializzati. Si stima che in Italia nel 2019 siano stati accertati (diagnosticati) 37.000 nuovi casi. Nell'arco della propria vita un uomo su 9 nel nostro Paese ha la probabilità teorica di ammalarsi di cancro della prostata.
La prostata è una piccola ghiandola presente solo negli uomini e fa parte dell’apparato genitale maschile. È posizionata all'interno del bacino (pelvi), al di sotto della vescica, di fronte all'intestino retto e circonda la porzione iniziale dell’uretra. In condizioni normali, ha le dimensioni di una noce, ma con il passare degli anni o a causa di alcune malattie può ingrossarsi fino a dare disturbi soprattutto di tipo urinario. La prostata ha la funzione di produrre una parte del liquido seminale rilasciato durante l'eiaculazione ed è essenziale per il mantenimento della fertilità. Tra le componenti del liquido seminale vi è anche una proteina chiamata antigene prostatico specifico o PSA che è presente e misurabile nel sangue.
Il tumore della prostata, di solito, cresce lentamente e rimane asintomatico per molti anni; inoltre, i disturbi (sintomi) che determina non sono specifici del cancro, ma sono gli stessi dell'iperplasia prostatica benigna, la forma più comune di ingrossamento della prostata.
Sintomi
Il tumore della prostata di solito non provoca disturbi (asintomatico) per molti anni, fino a che la prostata non diviene abbastanza voluminosa da esercitare una pressione sull'uretra e, di conseguenza, da causare disturbi nell'urinare (minzione).
I più comuni sono:
- necessità di urinare più spesso, sia di giorno che di notte
- incontenibile stimolo ad urinare
- indebolimento del getto delle urine
- possibile dolore mentre si urina
- sensazione di non riuscire a urinare in modo completo (vuotare completamente la vescica)
- presenza di sangue nelle urine o nello sperma (in alcune occasioni)
Se si avverte uno, o più, di questi disturbi (sintomi) è importante consultare il medico curante ricordando, però, che nella maggior parte dei casi l’ingrossamento della prostata è di natura benigna e non costituisce pericolo per la salute.
Cause
Le cause del cancro della prostata non sono ancora note, tuttavia, sono stati individuati alcuni fattori di rischio che possono contribuire allo sviluppo di questa forma tumorale. Alcuni, sono prevenibili e modificabili; altri, invece, come ad esempio l'età o la familiarità, no.
I principali includono:
- età, la malattia è più frequente negli ultracinquantenni e la sua comparsa aumenta con l’età
- storia familiare, gli uomini con un parente stretto (padre, fratello, zio) che si è ammalato di questo tumore prima dei 60 anni di età, hanno maggiori probabilità di esserne anch'essi colpiti
- etnia, la malattia è più diffusa tra gli uomini che hanno un’etnia di origine africana (neri) rispetto a quelli di origine caucasica (bianchi) o asiatica
- obesità
- esposizione a inquinanti ambientali
- abitudine al fumo di sigaretta
- dieta ricca di latticini e grassi di origine animale e povera di frutta e verdura
- innalzamento del livello di ormoni maschili
Diagnosi
Si consiglia di consultare il medico curante nel caso compaiano disturbi nell'urinare che potrebbero essere provocati dal cancro della prostata. Il medico potrà consigliare gli esami necessari ad accertarne le cause (leggi la Bufala).
Le indagini prescritte, di solito, includono:
- esame delle urine, per escludere la presenza di infezioni delle vie urinarie
- test del PSA, esame che misura i valori dell’antigene prostatico specifico, una proteina secreta dalla prostata che, normalmente, è presente nel sangue in quantità minima. Il suo livello tende ad aumentare con l’età, in presenza di infezioni delle vie urinarie, di iperplasia prostatica benigna o di tumore della prostata. Il test del PSA, tuttavia, non è un esame specifico per accertare (diagnosticare) la presenza del cancro della prostata: la maggior parte degli uomini malati non presenta livelli elevati di PSA. Inoltre, il 65% degli uomini con valori alti di PSA non ha il cancro della prostata perché questa proteina aumenta naturalmente con l’innalzarsi dell’età
- esplorazione rettale digitale, l’esame è eseguito dall'urologo che, dopo aver indossato un guanto lubrificato, inserisce un dito nell'ano per palpare la prostata, valutarne le dimensioni e la consistenza e riscontrare l’eventuale presenza di noduli sospetti. Di solito, in presenza di un tumore, la prostata è indurita e nodosa, mentre in caso di iperplasia prostatica benigna è ingrossata ma risulta soda e liscia alla palpazione
- ecografia, esame che consente di rilevare eventuali anomalie nella struttura della prostata e permette al medico di valutare la necessità, o meno, di eseguire una biopsia (o agoaspirato). Questo esame consiste nel prelievo, sotto guida ecografica, di una piccola quantità di tessuto della prostata attraverso un ago fatto passare nel retto oppure nel perineo (regione anatomica situata tra l’ano e lo scroto)
- altri test per accertare il cancro della prostata e valutare la sua diffusione sono l'ecografia transrettale (TRUS), la scintigrafia ossea, la tomografia computerizzata (TC), la risonanza magnetica nucleare (RMN), la tomografia ad emissione di positroni (PET-TC)
La maggior parte dei tumori della prostata è accertata (diagnosticata) in fase iniziale (diagnosi precoce), prima dello sviluppo dei disturbi, attraverso il dosaggio del PSA e l’esame digito-rettale.
Test del PSA
Il PSA (Antigene Prostatico Specifico, dall'inglese Prostatic Specific Antigen) è una proteina secreta dalla prostata, naturalmente presente nel liquido seminale e nel sangue. Valori aumentati di PSA nel sangue possono essere riscontrati in presenza di un cancro della prostata, di un'iperplasia (ingrossamento) prostatica benigna, di infezioni urinarie o in caso di recente attività sessuale.
Il numero di diagnosi del tumore della prostata è aumentato progressivamente da quando, negli anni Novanta, l'esame per la misurazione del PSA è stato approvato dalle autorità sanitarie. I controlli (screening) con l’esecuzione del dosaggio del PSA possono identificare tumori della prostata in fase iniziale, anche anni prima che siano individuabili con l’esplorazione digitale o che si manifestino disturbi (sintomi).
Sul suo reale valore ai fini dell’accertamento (diagnosi) di un tumore, però, il dibattito è ancora aperto poiché molto spesso i valori possono risultare alterati per la presenza di una iperplasia prostatica benigna o di una infezione. Per questa ragione, negli ultimi anni si è osservata una riduzione dell'impiego di tale test. In particolare, la misurazione del PSA nel siero (il siero è la parte del sangue che si separa dopo la coagulazione) va valutata attentamente in base all'età della persona, alla familiarità, all'esposizione a eventuali fattori di rischio e allo stato di salute nel tempo (storia clinica).
Terapia
La cura (terapia) del tumore della prostata non è uguale per tutti ma è personalizzata a seconda dello stadio della malattia e delle caratteristiche della persona colpita. Sarà compito del medico condividere con lei il programma di cura ritenuto più adeguato (leggi la Bufala).
Scelta e pianificazione del trattamento
Al momento di decidere quale cura sia più indicata, un gruppo di specialisti (chirurgo oncologo specializzato nei tumori della prostata, oncologo, radioterapista, radiologo, patologo, infermiere oncologico, nutrizionista e psicologo) predispone il piano terapeutico considerando:
- tipo e dimensioni del tumore
- stato di salute generale, età, aspettativa di vita
- stadio del tumore, vale a dire se il tumore è localizzato od esteso ad altri organi
Gli stadi del cancro della prostata
- stadio 1: il tumore è molto piccolo e localizzato all'interno della prostata
- stadio 2: il tumore è circoscritto alla prostata, ma più grande e rilevabile all'esplorazione rettale o visibile all'ecografia
- stadio 3: il tumore è esteso alla capsula fibrosa che riveste la prostata o alle vescicole seminali
- stadio 4: il tumore ha invaso i linfonodi e/o i tessuti adiacenti
Il cancro della prostata, se individuato nelle fasi iniziali, ha una prognosi favorevole: il tasso di sopravvivenza a cinque anni dei malati con tumori allo stadio 1 e 2 è di oltre il 90%.
Atteggiamento osservazionale
Con questo termine si intende la scelta di non effettuare alcuna cura ma di sottoporre il malato ad un preciso programma di controlli ed esami:
- la sorveglianza attiva implica il controllo nel tempo dell’andamento della malattia attraverso test del PSA, l’esplorazione rettale digitale e le biopsie con la possibilità di intervenire in caso di progressione della stessa. Si tratta di un approccio spesso proposto a persone con una malattia a basso rischio
- la vigile attesa è un approccio proposto, di solito, a persone anziane con altre malattie importanti e con un'aspettativa di vita inferiore ai dieci anni. La scelta è quella di privilegiare una buona qualità della vita, limitando gli effetti indesiderati (effetti collaterali) delle terapie. Prevede, comunque, controlli regolari e l’intervento di cure anti-tumorali in caso di aggravamento dei disturbi
Chirurgia
La prostatectomia radicale è la rimozione chirurgica della prostata, delle vescicole seminali e dei linfonodi vicini (regionali). La chirurgia può essere effettuata in modo convenzionale (attraverso un'incisione nell'addome o nel perineo, area compresa tra lo scroto e l’ano) oppure con la tecnica cosiddetta laparoscopica, in cui gli strumenti chirurgici sono introdotti nell'addome attraverso piccole incisioni. La chirurgia denominata “nerve-sparing”, se le caratteristiche del tumore lo consentono, permette di tutelare i centri nervosi che decorrono in prossimità della prostata, riducendo così gli effetti indesiderati che si accompagnano alla prostatectomia radicale, in particolare la disfunzione erettile. Altri effetti della prostatectomia sono l’assenza di eiaculazione, inevitabile, e l’incontinenza urinaria, meno frequente. Prima dell’intervento si può prendere in considerazione l’idea di congelare il proprio seme presso una banca del seme, per mantenere la possibilità di avere figli in futuro.
Radioterapia
La radioterapia (Video) utilizza le radiazioni per distruggere le cellule cancerose, cercando di salvaguardare il più possibile i tessuti circostanti. Può essere utilizzata con intento curativo, per eliminare tutte le cellule tumorali presenti nella prostata e nei linfonodi, o dopo l’intervento chirurgico per distruggere le eventuali cellule tumorali residue e prevenire così la ricomparsa del tumore (recidiva).
La radioterapia può causare effetti indesiderati (effetti collaterali) temporanei come, ad esempio, la diarrea, la debolezza e la cistite o effetti più a lungo termine come la disfunzione erettile e l’incontinenza urinaria.
Brachiterapia
La brachiterapia è un tipo di radioterapia in cui è previsto l’inserimento di piccole sorgenti radioattive (dette “semi”) direttamente all'interno della prostata, risparmiando i tessuti circostanti. La brachiterapia è indicata nei tumori a basso rischio di progressione e presenta gli stessi effetti indesiderati (effetti collaterali) della radioterapia a fasci esterni.
Ormonoterapia
Gli ormoni sono sostanze prodotte dall'organismo che controllano la crescita e l’attività delle cellule. Il testosterone, ormone maschile prodotto dai testicoli, influisce sulla crescita del cancro della prostata. La terapia ormonale ha lo scopo di ridurre il livello di testosterone in circolo per bloccare la crescita delle cellule tumorali, ridurre le dimensioni del tumore e controllarne i disturbi (sintomi) (Video). Il livello di testosterone può essere ridotto attraverso l’orchiectomia bilaterale, vale a dire la rimozione chirurgica dei testicoli che sono sostituiti con delle protesi inserite nello scroto. In alternativa, la terapia ormonale può essere farmacologica: in questo caso sono somministrati per iniezione, o per via orale farmaci anti-androgeni o gli analoghi dell’ormone di rilascio delle gonadotropine (GnRH) che bloccano la produzione degli androgeni da parte dei testicoli. Gli effetti indesiderati (effetti collaterali) dell’ormonoterapia, oltre alla disfunzione erettile e al calo del desiderio sessuale, possono includere vampate, sudorazione, aumento di peso, gonfiore delle mammelle (ginecomastia). L’ormonoterapia, di solito, è utilizzata in combinazione con la radioterapia.
Chemioterapia
Consiste nell'impiego di particolari farmaci, detti antineoplastici, in grado di distruggere o tenere sotto controllo le cellule tumorali (Video). Gli antineoplastici sono in grado di ridurre le dimensioni del tumore, alleviare i disturbi (sintomi) e i dolori alle ossa causati dalle metastasi e migliorare la qualità della vita. Di solito, la chemioterapia è utilizzata nei malati con tumore della prostata in stadio avanzato, nei quali l’ormonoterapia non ha dato i risultati sperati. Gli effetti indesiderati (effetti collaterali) della chemioterapia possono essere stanchezza e debolezza, perdita dei capelli, diarrea, nausea e vomito.
Vivere con
Il tumore della prostata si sviluppa lentamente e per molti anni potrebbe non provocare alcun disturbo (sintomo) e non comportare cambiamenti nelle attività quotidiane.
La cura del tumore alla prostata può causare effetti indesiderati (effetti collaterali) a breve e a lungo termine. Le complicazioni più frequenti includono disturbi nelle funzioni sessuali e urinarie, tra cui:
Disfunzione erettile
Lo stress emotivo dovuto alla diagnosi di tumore può causare un calo del desiderio sessuale (libido) e una perdita di interesse verso il sesso.
La disfunzione erettile può non essere definitiva, non essendo dovuta solo a fattori meccanici collegati alla cura ma anche a fattori emotivi. È importante parlare di questi problemi con il proprio medico che potrà suggerire anche aiuti farmacologici adeguati come, ad esempio, il tadalafil o il sildenafil. Questi farmaci aumentano l’afflusso di sangue all'interno del pene consentendo così di raggiungere l’erezione. Se i farmaci non funzionano è anche possibile ricorrere a un intervento di posizionamento di protesi nel pene o a un dispositivo esterno (vacuum device, pompa aspirante) che aumenti l’afflusso di sangue, consentendo di mantenere l’erezione per circa trenta minuti.
Incontinenza urinaria
L’incontinenza urinaria, ossia la perdita di controllo della vescica e l’incapacità di trattenere l’urina, può essere conseguenza della malattia in sé o delle cure. Esercizi di fisioterapia mirati al recupero della capacità di trattenere l’urina possono gradualmente risolvere, del tutto o in parte, questo problema. Se la fisioterapia dovesse rivelarsi inefficace, è possibile ricorrere al trattamento chirurgico dell’incontinenza urinaria, con l’impianto di uno sfintere artificiale nell'uretra.
Infertilità
Alcune cure per il cancro della prostata possono causare infertilità. Prima di sottoporsi alla terapia antitumorale è importante parlarne con il proprio medico per valutare l’opportunità di congelare (crioconservare) il seme.
Bibliografia
Associazione Italiana MAlati di Cancro, parenti e amici (AIMAC). Il cancro della prostata
Link approfondimento
Associazione Italiana per la Ricerca sul Cancro (AIRC). Tumore della prostata
Associazione Italiana di Oncologia Medica (AIOM). I numeri del cancro in Italia. 2015
Prossimo aggiornamento: 05 Ottobre 2022